L'orecchio è un organo estremamente complesso e delicato. Oltre a svolgere la funzione uditiva, è anche la sede dell'equilibrio del corpo umano. Per la sua salute è bene seguire uno…

Perdita dell’udito e acufeni comuni nei sopravvissuti al cancro
Già diversi studi scientifici hanno confermato la correlazione tra alcuni farmaci chemioterapici e salvavita con l’insorgenza o il peggioramento dell’acufene.
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Un nuovo studio condotto dall’Università di California di San Francisco riporta per la prima volta che le persone che superano alcune delle forme più comuni di cancro vanno incontro a problemi significativi di udito.
Infatti mentre ai bambini sottoposti a chemioterapia vengono eseguiti abitualmente test dell’udito, questo non accade negli adulti. Con questo recente studio, pubblicato il 27 luglio 2022 su BMJ Supportive & Palliative Care, i ricercatori hanno scoperto che più della metà di chi sopravvive a un tumore riporta problemi di udito significativi.
In precedenza non si conosceva con quale frequenza i sopravvissuti ai tumori più comuni, come quelli al seno, gastrointestinali, ginecologici o polmonari soffrissero di livelli clinicamente significativi di perdita dell’udito e di acufene, il fischio fantasma percepito all’interno dell’orecchio.
“Il nostro studio è il primo a dimostrare che la perdita dell’udito e l’acufene sono problemi altamente prevalenti nei sopravvissuti ai quattro tipi di cancro più comuni”, ha dichiarato il primo autore Steven W. Cheung, MD, professore di Otorinolaringoiatria – Chirurgia della testa e del collo dell’Università di California a San Francisco.
“Un’altra scoperta importante e finora sconosciuta del nostro studio è che questi alti tassi di perdita dell’udito e di acufene si verificano non solo con i farmaci a base di platino, ma anche con un’altra classe di farmaci chemioterapici chiamati taxani”, ha aggiunto. “Dato che i regimi chemioterapici contenenti platino e taxani sono quelli più comunemente usati per trattare la maggior parte dei tumori, questi risultati hanno enormi implicazioni per i medici che trattano i pazienti oncologici e per chi sopravvive a un tumore.”
Lo studio ha preso in esame 273 pazienti sopravvissuti al cancro con un’età media di 61 anni e che avevano completato il trattamento circa cinque anni prima. I ricercatori hanno scoperto che più del 50% aveva una significativa perdita dell’udito confermata da un audiogramma, e più del 35% riferiva di avere acufeni.
A conferma dell’impatto negativo che la perdita dell’udito e l’acufene possono avere sull’umore e sulle interazioni sociali, i partecipanti con perdita dell’udito hanno riferito livelli da moderati a severi di difficoltà nelle attività di routine, come ascoltare la televisione o la radio, parlare con familiari e amici o conversare al ristorante.
I soggetti affetti da acufene hanno riferito che questo problema interferiva con la capacità di concentrarsi o di rilassarsi, con l’umore, la qualità della vita e con il sonno.
I ricercatori hanno detto che questi risultati hanno importanti implicazioni per la cura dei pazienti oncologici con particolare attenzione a chi sopravvive al tumore. La perdita dell’udito e l’acufene non sono esami di routine nei pazienti sottoposti a chemioterapia per tumori al seno, gastrointestinali, polmonari e ginecologici. Molte di queste persone potrebbero avere un certo grado di perdita dell’udito legata all’età e dunque i test dell’udito e dell’acufene dovrebbero essere effettuati prima, durante e dopo la somministrazione della chemioterapia, hanno detto gli autori.
“Sebbene le persone spesso sottovalutino i problemi di udito, i nostri risultati evidenziano la necessità per i sopravvissuti al cancro di sottoporsi a un esame dell’udito”, ha dichiarato l’autrice senior e corrispondente Christine Miaskowski, RN, PhD, membro della UCSF School of Nursing e dell’UCSF Helen Diller Family Comprehensive Cancer Center. È anche membro dell’American Academy of Nursing come riconoscimento per i suoi successi in campo infermieristico.
Infatti il 31% ha dichiarato di non avere problemi di udito, contrariamente a quanto rivelato dall’audiogramma, che ha invece riportato un deficit uditivo in questi pazienti.
“Anche se il tipo di perdita dell’udito che si verifica con i farmaci a base di platino e taxani è permanente, l’udito dei pazienti può essere migliorato con l’uso di apparecchi acustici“, ha detto Miaskowski. “Solo il 17% dei partecipanti al nostro studio utilizzava un apparecchio acustico, il che suggerisce che i medici devono sottoporre i pazienti a un test dell’udito di routine”.
Ref: https://spcare.bmj.com/content/early/2022/07/25/spcare-2022-003684
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