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Acufene e mindfulness: è utile?

L’acufene, ossia la percezione di un suono in assenza di una reale stimolazione sonora proveniente dall’ambiente esterno, è una sensazione fastidiosa e molto comune, si stima infatti che circa 50 milioni di persone negli Stati Uniti ne siano affetti (il 25,3% di tutta la popolazione americana).

L’acufene altro non è che un sintomo. Può essere secondario a diversi processi patologici che possono interessare la cavità orale, l’orecchio esterno, medio e interno, le vie nervose deputate alla trasmissione degli stimoli uditivi al cervello, il sistema cardiovascolare o essere la conseguenza di patologie croniche autoimmunitarie o demielinizzanti. Eliminare la causa sottostante al disturbo conduce all’eliminazione del fastidio.

L’aspetto centrale dell’acufene sono gli effetti psicologici che causa. Chi ha sofferto di acufene sa bene quanto snervante e stressante possa essere tale condizione. Può causare ansia, depressione, insonnia e problemi di concentrazione. Sono proprio questi gli aspetti che trasformano il sintomo acufene in una vera e propria malattia.

Per tale motivo, già da molti anni, l’attenzione e la cura di tale disturbo si sta focalizzando, oltre che sulle cause sottostanti, anche sugli effetti psicologici legati all’acufene. Tale aspetto viene trattando cercando di “abituare” la nostra mente alla presenza dell’acufene. Si tratta di un processo di apprendimento caratterizzato dallo sviluppo di una minore attenzione all’acufene.

Per comprendere quale sia la base fisiopatologica di tale cardine terapeutico è necessario comprendere la vera natura dell’acufene. Si ritiene che l’acufene si presenti quando l’elettricità di fondo che viene generata a livello dei sistemi di elaborazione del suono dell’orecchio e del cervello diventa esageratamente amplificata.

Il sistema uditivo è altamente sensibile e il sistema nervoso è naturalmente “rumoroso”. Il sistema uditivo normalmente filtra questo rumore elettrico di fondo, nascondendolo e mettendo in risalto i rumori presenti nell’ambiente esterno. Tuttavia se il rumore elettrico di fondo aumenta sopra una certa soglia uditiva allora si potrà avvertire il sibilo del rumore bianco, l’acufene appunto.

In alcune persone, la presenza di tale rumore viene percepita dal sistema nervoso come un allarme, un segno che qualcosa stia andando male, un segnale di pericolo. Questo determina che il cervello inizi a cercare attivamente il suono dell’acufene perché visto come una minaccia che deve essere evitata. È come se il cervello amplificasse l’acufene per avvisarci di un pericolo.

È questo il motivo per cui ci si concentra in continuazione sul proprio acufene, motivo per cui non riusciamo, inconsapevolmente a distaccarci da questo continuo rumore di sottofondo ed è questo il motivo per cui spesso avvertiamo come fastidioso un suono che in realtà ha una intensità di pochi decibel.

Il modo in cui si reagisce all’acufene determina un’ulteriore amplificazione o riduzione. Se si impara ad accettare la condizione prestando attenzione cosciente ai suoni, si inizia ad accettare il rumore di fondo e può iniziare un certo rilassamento. Il cervello quindi non vede più il rumore come allarmante e inizia a schermarlo naturalmente. La consapevolezza riduce anche l’ansia e lo stress e tale riduzione abbassa il livello di “rumore bianco” nel sistema nervoso.

Cos’è la mindfulness

La mindfulness ha le sue radici nella cultura buddista. Consiste in tecniche atte a sviluppare la capacità di prestare attenzione al momento presente in modo non giudicante. Secondo la cultura orientale se non si può evitare un aspetto negativo della propria vita, riuscire a guardarlo dalla prospettiva della consapevolezza (mindfulness) offre la possibilità di entrare in relazione con quell’aspetto che non si riesce ad accettare, cambiando il modo in cui viene vissuto. È una forma di meditazione applicata giornalmente, consciamente e in maniera continua.

Jon Kabat-Zinn, biologo e scrittore statunitense, alla fine degli anni 70 ha messo a punto un programma chiamato Mindfulness-based stress reduction (MBSR) per combattere lo stress attraverso la pratica della Mindfulness. Consiste in un corso di 8 settimane mirato a insegnare i principi richiesti per l’esercizio del controllo dell’attenzione mediante la tecnica della mindfulness. La pratica necessita di esercizio, soprattutto per le persone affette da acufene, le quali sono spesso soggette a stati di ansia e paura di patologie gravi.

I trattamenti basati sull’uso di tale tecnica insegnano alle persone a cambiare la propria relazione con l’acufene nel tentativo di eliminare il malessere.

Mindfulness e acufene: gli studi

Uno dei primi studi sulla possibilità di gestione di patologie croniche mediante minfulness è stato condotto da Kabat-Zinn, Lipwollh e Burney (1985). Hanno studiato 90 pazienti con dolore cronico e li hanno addestrati a un programma di riduzione dello stress e del rilassamento. I risultati hanno dimostrato riduzioni significative del dolore presente, dell’immagine negativa del proprio corpo e dei disturbi del dolore come ansia e depressione. Sono stati riportati anche significativi miglioramenti di autostima. Questi miglioramenti, ad eccezione del dolore cronico, sono stati mantenuti per circa 15 mesi dopo il trattamento.

Alcuni studi hanno recentemente iniziato a indagare il possibile ruolo della mindfulness sull’acufene cronico (Philippot et al. 2011; 2008). In uno studio combinato condotto in Galles da Sadlier e altri. è stata utilizzata una combinazione di terapia comportamentale e mindfulness per trattare 25 individui con acufene cronico. I pazienti sono stati divisi in due gruppi. Il gruppo di studio ha ricevuto un trattamento con terapia comportamentale e meditazione mindfulness, mentre il secondo gruppo (gruppo di controllo) ha aspettato 3 mesi ed è stato poi trattato allo stesso modo. Riduzioni significative dell’acufene dopo il trattamento sono state osservate nell’80% dei pazienti partecipanti allo studio.

Un secondo studio condotto da Philippot e altri ha studiato la relativa efficacia di due interventi psicologici, la meditazione mindfulness e le tecniche di rilassamento, per il trattamento di 25 pazienti con acufene cronico. Tutti i soggetti hanno ricevuto inizialmente un’educazione psicologica sull’acufene seguita da una sessione di 6 settimane di mindfulness o di tecniche di rilassamento, ognuna della durata di 2 ore e 15 minuti. I risultati hanno indicato che l’educazione psicologica seguita da una formazione mindfulness appare essere un efficace intervento nell’acufene cronico con una riduzione delle emozioni negative, di ruminazione e delle difficoltà di vivere con l’acufene. I pazienti che hanno effettuato il percorso di mindfulness hanno mantenuto i miglioramenti per un periodo più lungo rispetto ai pazienti che hanno seguito le sole tecniche di rilassamento.

Un recente studio effettuato nel 2013 dall’Università della California ci si è focalizzati sul potenziale beneficio della MBSR nella gestione dell’acufene cronico. I risultati hanno mostrato un miglioramento da moderato a elevato nella riduzione del fastidio e nella consapevolezza dell’acufene, riduzione dei livelli di ansia e stress e un significativo miglioramento della qualità di vita e del benessere. I risultati hanno mostrato inoltre tra i partecipanti una riduzione del consumo di sonniferi. Non sono stati segnalati eventi avversi e i partecipanti hanno ritenuto tale metodica una tecnica efficace e sicura.

È davvero utile?

Il ridotto numero di studi e la ridotta partecipazione di pazienti agli studi condotti sin ora non ha reso possibile generalizzare e avanzare delle affermazioni sull’efficacia di tale tecnica terapeutica. Tuttavia si deve tenere in considerazione come, indipendentemente dalla scomparsa del disturbo, la maggior parte dei pazienti con acufene in trattamento con MBSR abbia mostrato un significativo miglioramento della propria qualità di vita, della qualità del sonno e della capacità di concentrazione, riducendo i livelli di stress e ansia che accompagnavano costantemente le loro giornate.

È sicuramente una strada che sta dando degli ottimi risultati specie se associata alla Tinnitus Retraining Therapy (TRT) o ad altre terapie sulla causa di acufene.


Foto di copertina: pressfoto – www.freepik.com

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dott.ssa Chiara Amato

Specialista in Audiologia e Foniatria. Si è specializzata con la lode presso l’Università degli studi di Catania e durante il percorso di studi ha approfondito tale disciplina presso l’ospedale Cà Foncello di Treviso, afferente all’Università degli studi di Padova. Si occupa della diagnosi, della cura e della riabilitazione di patologie uditive e di disturbi del linguaggio e della deglutizione.

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