L’acufene è un sintomo che affligge circa il 15% della popolazione e i casi sono in costante aumento. È il cosiddetto suono fantasma cioè non legato a una percezione esterna…

Le direttive in materia di acufene
L’incidenza dell’acufene nel mondo è piuttosto rilevante: si calcola che esso interessi il 10-17% della popolazione mondiale. La British Tinnitus Association stima che il 10% della popolazione del Regno Unito soffra di acufene mentre recenti studi epidemiologici riportano una prevalenza dell’acufene nella popolazione italiana adulta del 6,2%, ciò significa che più di 3 milioni di italiani soffrono di acufeni.
Negli Stati Uniti circa 44 milioni di persone sono affette da tale disturbo e tra questi 10 milioni soffrono di acufeni gravemente invalidanti. Nonostante l’acufene sia un sintomo ampiamente diffuso a livello mondiale e con una importanza clinica rilevante, a oggi non esistono delle linee guida per la loro classificazione e per la loro gestione terapeutica, con conseguente disomogeneità nei dati e nel trattamento.
Alla luce di tale lacuna alcuni studiosi (rappresentati di tutte le specialità e dei campi ritenuti interessati nella clinica e nell’assistenza dei soggetti affetti da acufene) hanno tentato di tracciare una linea guida europea (1) con lo scopo di uniformare la valutazione e il trattamento dei pazienti adulti affetti da acufene, di individuare un unico protocollo di classificazione di gravità e di offrire percorsi terapeutici individualizzati per ciascun paziente.
Ai fini della stesura delle linee guida è stata effettuata una revisione di tutti gli studi, delle teorie e delle linee guida fino a oggi condotte e utilizzate, confrontando i metodi utilizzati e i risultati raggiunti da ciascuna di esse.
I risultati ottenuti da tale processo sono stati utilizzati per selezionare o escludere dalla pratica i diversi metodi. Sono stati inclusi gli strumenti diagnostici e i metodi di valutazione che si sono rilevati, secondo gli studi valutati, clinicamente utili mentre sono stati esclusi tutti gli elementi diagnostici e terapeutici che non mostravano essere supportati da evidenze scientifiche o da risultati clinicamente rilevanti.
Purtroppo per realizzare delle linee guida, un approccio classico risulta efficace per tante patologie, ma è poco indicato se si desidera lavorare sull’acufene. L’ampio ventaglio di cause di acufene spesso non viene indagato con sufficiente attenzione e quindi i gruppi di pazienti non sono omogenei e non possono essere confrontati. Ciò porta a conclusioni troppo generaliste in un settore, quello dell’acufene, che richiede invece analisi per gruppi di pazienti molto bene selezionati.
Il documento risulta composto da differenti capitoli, ognuno dei quali prende in considerazione e analizza un diverso aspetto del percorso diagnostico terapeutico del paziente con acufene.
Diagnostica, valutazione e risultati
Sono numerosi i fattori che possono contribuire alla comparsa dell’acufene. Oltre ai disturbi di udito è importante indagare anche altri potenziali condizioni favorenti. Nella maggior parte dei casi l’eziologia (la causa) dell’acufene non viene indagata in profondità e, secondo gli autori di tali linee guida, molti approcci terapeutici sono indirizzati ad aiutare i pazienti nel loro approccio al disturbo piuttosto che a trattarne la causa. Invece di utilizzare dei passaggi diagnostici rigidi (cosa difficile nel campo acufeni) gli autori suggeriscono di intraprendere un percorso diagnostico personalizzato, basato sulla storia del paziente e sulla diagnostica di base.
Un punto considerato essenziale è l’anamnesi completa del paziente e la definizione dell’acufene circa la sua tipologia e la sua evoluzione nel tempo. Un’attenta anamnesi e un dettagliato esame clinico del paziente sono alla base della diagnosi. È indispensabile:
- condurre un’accurata valutazione obiettiva audiologica così da escludere le cause organiche di acufene a livello otologico (quali la presenza di otite media, disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare, otosclerosi, presenza di tappi di cerume, processi espansivi dell’angolo ponto-cerebellare)
- analizzare le caratteristiche dell’acufene
- determinare l’impatto del sintomo sulla qualità di vita del soggetto (a tale scopo sono numerosi i questionari utilizzati nella pratica clinica, tra cui il più diffuso è il Tinnitus Handicap Index).
- indagare circa la sua durata, se si è presentato per la prima volta in associazione a specifiche condizioni od eventi (trauma acustico, trauma cranico, stress, malattie acute), se la sua comparsa è stata improvvisa o se è insorto gradualmente, se determinate azioni possono modificare la percezione dell’acufene (masticazione, movimenti del collo, esercizio fisico), se si percepisce solo nel silenzio o se è presente anche in luoghi affollati o in situazioni rumorose.
Un’indagine diagnostica completa dovrebbe prevedere l’effettuazione di una audiometria tonale, di un’audiometria vocale e di una acufenometria. Tali esami dovrebbero poi essere accompagnati, se clinicamente indicato, da un audiometria ad alte frequenze (nei casi di acufene in soggetto con udito nella norma), dalla registrazione di otoemissioni acustiche (nel caso di sospetto di disfunzione cocleare), di una valutazione vestibolare (nel caso in cui l’acufene si accompagni ad alterazione dell’equilibrio).
Opzioni di trattamento e percorsi di riferimento
Non vi è alcuna evidenza di efficacia dell’uso di farmaci nel trattamento dell’acufene idiopatico (in cui non viene riconosciuta una causa organica che lo causa) e anzi, il trattamento con corticosteroidi di un acufene in assenza di danno uditivo non è raccomandato. Così come nessun effetto terapeutico è stato raggiunto con la somministrazione di farmaci intratimpanici.
Il trattamento mediante protesi acustiche ha portato risultati soddisfacenti in tutti i soggetti affetti da acufene che presentavano associata una perdita uditiva. Secondo gli autori di queste linee guida il miglioramento ottenuto sarebbe da additare a una ridotta consapevolezza dell’acufene data proprio dalla protesi, in assenza di evidenza di efficacia nei confronti del disturbo riportata nelle revisioni sistematiche.
Allo stesso modo, dalla revisione degli studi, non è emersa nessuna efficacia nei confronti dell’acufene da metodiche di stimolazione elettrica transcranica, stimolazione del nervo vago e stimolazione magnetica transcranica ripetitiva.
Gli studiosi si sono invece soffermati sulla metodica della terapia cognitivo-comportamentale (CBT), specialmente se accompagnata alla TRT (Tinnitus Retraining Therapy). Stabilire l’efficacia di tale metodica nella pratica clinica però risulta tuttavia difficile poiché gli approcci descritti in letteratura riportano numerose discrepanze in ambito di numero di sessioni di trattamento, ore trascorse in terapia e valutazione degli esiti.
Supporto per il paziente
Per il successo del trattamento è necessario, secondo tali linee guida, che i pazienti ricevano le informazioni corrette e affidabili. I pazienti devono comprendere l’acufene, come esso viene gestito e quali fonti di supporto siano a loro disposizione. È necessario sfatare miti e offrire speranza di guarigione, non dovrebbero mai essere fornite informazioni negative. È necessario spiegare quanto sia normale sentirsi ansiosi o impauriti dalla comparsa dell’acufene e come sia importante per loro non evitare tutte le situazioni di vita quotidiana che i pazienti pensano possano aggravare la loro condizione. Gli autori si soffermano su come sia importante che si continui a vivere la propria vita facendo in modo che non sia l’acufene a controllarla e su quanto sia importante non soffermarsi sull’acufene guidando l’attenzione su di esso.
