La rete propone numerosi rimedi per l'acufene che spesso sono delle truffe e sono del tutto inefficaci se non dannosi. Ne abbiamo parlato con il dott. Roberto Assente, responsabile ricerca…

Acufene e rimedi “miracolosi” online: il parere del dott. Ambrosetti tra bufale, placebo e scienza
Di fronte all’acufene, sintomo poco conosciuto e spesso invalidante, molti pazienti finiscono per affidarsi a soluzioni trovate su internet. Ma cosa c’è di vero dietro a questi presunti rimedi? Ne abbiamo parlato con il dott. Umberto Ambrosetti, medico audiologo presso la Tinnitus Clinic di Milano, per fare chiarezza tra falsi miti, farmaci inefficaci e approcci potenzialmente utili.
Cinazyn e vasodilatatori
“Il Cinazyn è un vasodilatatore, utilizzato soprattutto per problemi di vertigine – conferma il dott. Ambrosetti – ma è importante dire subito che, a oggi, la letteratura scientifica non supporta l’efficacia di alcun farmaco nel trattamento dell’acufene. L’unico che ha un’azione riconosciuta è la lidocaina endovenosa, ma non si può usare perché è pericolosa e va somministrata in ambiente ospedaliero, con assistenza anestesiologica, a causa del rischio di arresto cardiaco.“
Tutti gli altri farmaci comunemente usati – dai vasodilatatori ai cosiddetti – non hanno dimostrato alcuna reale efficacia nel trattamento dell’acufene.
Il cortisone: usato troppo e male
“Il cortisone è l’unico farmaco usato con una certa sistematicità dagli otorini, ma spesso in modo eccessivo e scorretto – sottolinea Ambrosetti – Ha una solida base scientifica come antinfiammatorio, ma nell’acufene comune, quello idiopatico, non serve e anzi può peggiorare la situazione. Molti pazienti, già agitati, diventano ancora più nervosi, non dormono, si sentono come ‘dopati’.”
Il cortisone ha senso, specifica il medico, solo in casi molto specifici:
- Sordità improvvisa (non per curare l’acufene, ma per tentare di recuperare l’udito)
- Sindrome di Ménière
- Trauma acustico acuto (es. dopo un concerto con esposizione a forti suoni)
Lidocaina in cerotti: placebo o nuova frontiera?
Di recente si parla anche di cerotti transdermici alla lidocaina al 5% per il trattamento dell’acufene cronico. “Personalmente non li ho mai utilizzati – ammette Ambrosetti – ma bisogna sempre tenere conto dell’effetto placebo, che è reale e importante. Se un cerotto anche senza principi attivi funziona nel ridurre l’ansia del paziente, può portare comunque a un beneficio. Alcuni studi riportano miglioramenti, ma vanno interpretati con cautela: bisogna capire se sono clinicamente e statisticamente significativi.”
Silente, integratori e rimedi “naturali”: attenzione all’effetto collaterale
Tra gli integratori consigliati in rete c’è anche Silente, a base di rodiola, verbasco, vite rossa e coenzima Q10. Ma anche qui il dott. Ambrosetti invita alla prudenza:
“Questi prodotti vengono venduti come “naturali”, ma non sono infusi innocui. Alcuni, come il ginkgo biloba, hanno vere e proprie azioni farmacologiche, ad esempio sulla coagulazione del sangue. Bisogna valutare con attenzione i possibili effetti collaterali. La maggior parte di questi mix ha come scopo quello di calmare il paziente, non curare l’acufene.”
Citicolina: valido in alcune applicazioni
Un farmaco che Ambrosetti definisce interessante è la citicolina (usata nella terapia del Parkinson) ha mostrato in alcuni casi un effetto positivo sull’orecchio interno: “È un farmaco off-label, mi è capitato di usarlo, specie negli anziani. Migliora la vigilanza, ha pochi effetti collaterali e nell’orecchio sembra agire positivamente sulla comunicazione tra le cellule nervose.”
Meno farmaci, serve un approccio diverso
Il messaggio finale del dott. Ambrosetti è chiaro: nessun farmaco “miracoloso” può eliminare l’acufene, e i pazienti devono essere informati per evitare illusioni dannose. Spesso, la strada più efficace passa da un lavoro di consapevolezza, supporto psicologico e gestione dell’ansia.
Le terapie che hanno dimostrato una certa efficacia combinano l’uso di generatori di suono indossabili (piccoli apparecchi acustici) con un percorso di counseling mirato alla gestione dell’acufene. Questo approccio è noto come TRT, Tinnitus Retraining Therapy, e ha l’obiettivo di ricondurre l’acufene a un suono privo di significato e importanza per il paziente.
“L’approccio più utile – conclude – è quello che punta a tranquillizzare il paziente, non a bombardarlo di farmaci. L’acufene è un sintomo, non una malattia, e va affrontato con pazienza, realismo e rigore scientifico.”
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