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Alimentazione e acufene: che ruolo hanno le vitamine?

L’acufene viene scientificamente definito come la percezione di un suono in assenza di stimoli esterni. Circa il 20% della popolazione mondiale lo ha avvertito almeno una volta mentre il 2% ne soffre.  Le cause responsabili della genesi di tale fastidio possono essere molteplici e anche molto sfumate.

Diversi elementi sono chiamati in causa come possibili fattori scatenanti tra cui patologie occlusive dell’orecchio esterno, alcuni trattamenti farmacologici, esposizione a rumori intensi, disturbi dell’articolazione temporomandibolare, processi di invecchiamento delle strutture recettoriali dell’orecchio interno, alimentazione, probabilmente tutti coinvolti con importanze diverse, nella genesi dell’acufene, motivo per cui si parla di “patogenesi multifattoriale”.

Diverse ricerche hanno già messo in luce la possibile relazione intercorrente tra acufene e diversi fattori modificabili come l’esposizione al fumo di tabacco, il consumo di alcol e l’esercizio fisico offrendo quindi la possibilità di attuare degli stili di vita “preventivi” la comparsa di tali disturbi. Allo stesso modo già da anni è stata messa in evidenza la possibile correlazione tra una dieta sana ed equilibrata e l’introduzione nel nostro organismo di una serie di determinati cibi ed il mantenimento di una buona salute uditiva. Tutto questo è già stato sottolineato dal Dott. Enrico Fagnani, specialista otorinolaringoiatra e audiologo e consulente di Del Bo Tecnologia per l’ascolto.

Lo studio DELLA Società Audiologica Americana

In un recente studio pubblicato nel 2020 sulla rivista Hear and Hearing (giornale ufficiale della Società Audiologica Americana) è stato indagato il possibile legame intercorrente tra l’acufene e il tipo di dieta seguita dal soggetto che ne soffre.

Il ruolo che la dieta riveste nel favorire la comparsa dell’acufene è sempre stato considerato di fondamentale importanza, tuttavia le ricerche fino a oggi effettuate indagano solo il ruolo di determinati alimenti, di singoli nutrienti e di integratori alimentari nell’esacerbare o ridurre l’acufene negli individui. Ciò nonostante, ci sono poche o nessuna ricerca che fornisca la possibilità di identificare un particolare fattore dietetico che contribuisce all’instaurarsi dell’acufene. Lo studio dei singoli elementi nutritivi pone infatti la limitazione di non tenere conto delle interazioni che tali elementi potrebbero avere tra loro (in una determinata dieta e in un determinato alimento sono presenti diversi nutrienti che interagiscono tra loro influenzandosi a vicenda). Un approccio per affrontare tale limite è quello di analizzare i modelli dietetici piuttosto che i singoli nutrienti: questo è il primo studio che viene condotto facendo perno sull’analisi dell’interazione dei vari alimenti tra loro e della reciprocità tra i nutrienti in essi contenuti, ricerca portata avanti nell’ambito di una popolazione in relazione alla presenza di acufene.

La ricerca è stata condotta su 70.000 soggetti, di età compresa tra i 40 e i 69 anni. Lo studio è stato incentrato sulle loro abitudini alimentari e a tal fine sono stati esclusi tutti coloro che facevano uso abituale di integratori alimentari (vitamine e/o sali minerali), con lo scopo di valutare l’impatto dei nutrienti assunti solo attraverso il cibo e le bevande.

A questi soggetti sono stati distribuiti dei questionari con lo scopo di indagare circa la loro capacità uditiva e l’eventuale presenza di acufene, tuttavia senza definirne la gravità. L’identificazione dell’acufene infatti è stata basata sulle risposte alla domanda “hai o hai avuto la percezione di un suono (ronzio o fischio) proveniente da uno o entrambe le orecchie della durata di 5 minuti o più?”, ma non è stato possibile indagare sull’entità oggettiva del disturbo.

La valutazione dietetica è stata condotta tramite un questionario (l’Oxford Web-Q) circa l’assunzione di più di 200 alimenti introdotti abitualmente nelle 24 ore attraverso il cibo e le bevande comunemente consumate: ai partecipanti sono state presentate delle domande la cui risposta prevedeva sì/no (ad esempio “hai mangiato pane o cracker ieri?”). Le risposte positive venivano poi approfondite mediante domande aggiuntive, ossia i partecipanti dovevano selezionare la quantità di ciascun alimento consumato utilizzando le categorie o le porzioni standard. Tutti i soggetti coinvolti nella ricerca sono stati invitati a compilare i questionari per 4 volte l’anno così da poter tener conto delle variazioni stagionali dell’apporto alimentare e fornire una stima dell’assunzione abituale di ogni alimento per ogni individuo. Il Web-Q ha permesso agli studiosi di stimare l’assunzione di vitamine e minerali per ciascun partecipante sulla base della quantità di cibo o bevanda consumata e della sua composizione nutritiva.

Altro passo fondamentale svolto per affinare lo studio è stato condurre una valutazione globale dello stato di salute dei soggetti coinvolti. Per ciascuno di essi è stata identificata l’eventuale presenza di malattie cardiovascolari (infarti, ictus, insufficienza cardiaca, trombosi venosa profonda, ipertensione arteriosa), di patologie del metabolismo (ipercolesterolemia, diabete), è stato indagato l’indice di massa corporea di ciascun soggetto partecipante allo studio, l’eventuale assunzione di farmaci potenzialmente tossici per l’orecchio (alcuni diuretici, antibiotici aminoglicosidici, salicilati), l’esposizione a rumore secondaria ad attività lavorative o dilettantistiche, il grado di attività fisica svolta durante il giorno, il consumo di alcol e l’abitudine al fumo di tabacco.

I risultati dello studio

Dall’analisi combinata di tutti questi fattori è emerso come assunzioni più elevate di calcio, ferro e grassi fossero associate ad un aumento delle probabilità di presenza di acufene mentre assunzioni più elevate di vitamina B12 e di una dieta ad alto contenuto proteico fossero invece associate a ridotte probabilità di acufene. L’associazione tra il consumo di una dieta ad alto contenuto proteico e una ridotta probabilità di percezione di acufene potrebbe essere correlata a più alti livello di vitamina B12: pesce, carne rossa e pollame sono particolarmente ricchi di tale nutriente. Il meccanismo attraverso cui la vitamina B12 possa rappresentare un meccanismo difensivo nei confronti della comparsa di acufene risulta ancora oscuro, tuttavia ulteriori studi potrebbero chiarire tale relazione.

Da alcuni studi precedenti emergeva come l’acufene disturbante fosse in qualche modo collegato a un maggiore consumo di verdura, pane e uova. Il consumo di latticini sembrava invece svolgere un ruolo protettivo nei confronti dell’acufene. La relazione tra consumo di vitamina B12 e la presenza di acufene emerso in questo studio appare coerente con le precedenti ricerche: i latticini sarebbero infatti ricca fonte di vitamina B12.

Allo stesso modo è emerso come una dieta particolarmente ricca di vitamina D possa essere di ausilio al mantenimento d una buona salute uditiva.


Fonte: cdn.journals
Cover foto da timolina – it.freepik.com

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Dott.ssa Chiara Amato

Specialista in Audiologia e Foniatria. Si è specializzata con la lode presso l’Università degli studi di Catania e durante il percorso di studi ha approfondito tale disciplina presso l’ospedale Cà Foncello di Treviso, afferente all’Università degli studi di Padova. Si occupa della diagnosi, della cura e della riabilitazione di patologie uditive e di disturbi del linguaggio e della deglutizione.

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