Esiste una cura farmacologica all'acufene? Che interazioni hanno i farmaci con la percezione dell'acufene? Queste e altre sono le domande che abbiamo posto al dott. Paolo Enrico, neurofarmacologo dell'Università di…

La neurostimolazione per la cura dell’acufene
La neuromodulazione è una terapia per l’acufene ancora in fase di sperimentazione che consiste nella stimolazione nervosa del cervello per modificare la percezione dell’acufene.
Le sperimentazioni condotte finora hanno preso in esame diverse metodologie:
- la stimolazione magnetica transcranica (TMS Transcranial Magnetic Stimulation), che consiste nella stimolazione della corteccia cerebrale attraverso l’applicazione di un campo magnetico, al fine di indurre delle modificazioni a livello delle aree attivate dall’acufene. Si tratta di una terapia indolore e non invasiva, che si è rivelata utile soprattutto in pazienti affetti da patologie neuro-psichiatriche, in particolar modo in alcune forme di depressione cronica;
- la stimolazione in corrente continua, che si effettua posizionando due elettrodi sul cranio che generano una scarica elettrica a bassa intensità che attraversa il cervello. I risultati di questa metodologia sono limitati e non consentono di verificarne la sua validità;
- la stimolazione del nervo vago tramite l’impianto di elettrodi nel cranio. Questa tecnica ha lo svantaggio di essere estremamente invasiva, poiché prevede un intervento di neurochirurgia al cervello. La scarsità di dati registrati non permette, inoltre, di verificarne la sua efficacia.
Di recente l’azienda irlandese Neuromod ha messo a punto uno strumento bimodale che combina la stimolazione elettrica, attraverso un elettrodo che eroga corrente a bassa intensità da appoggiare sulla lingua, a una stimolazione acustica attraverso cuffie che trasmettono suoni a varie intensità. L’associazione delle due stimolazioni, che devono essere effettuate dai 30 ai 60 minuti ogni giorno, per un periodo di almeno 10 settimane, sembrerebbe dare risultati positivi in termini di riduzione del disagio provocato dell’acufene.
Va però specificato che la metodologia è di fatto ancora in via di sperimentazione. Neuromod ha portato i primi risultati in agosto al Congresso Mondiale IAPL a Taipei presentati dal prof. Berthold Langguth, del Dipartimento di Psichiatria e Psicoterapia dell’Università di Ratisbona.
I pazienti presi in esame avevano un’età compresa tra 18 e 70 anni, soffrivano di acufene cronico da almeno 3 mesi e fino a 5 anni e con un punteggio THI variabile da 26 a 76. Il THI (Tinnitus Handicap Inventory) è un questionario soggettivo utilizzato per misurare il livello di disagio che l’acufene provoca nella vita quotidiana. Punteggi da 38 a 76 rivelano un grado di acufene da moderato a severo (terzo e quarto grado) con elevata dose di stress.
I risultati dopo dodici mesi dall’inizio del trattamento hanno riportato una diminuzione tra i 7 e 15 punti del questionario THI. I pazienti sottoposti a sperimentazione sono stati invitati a compilare i questionari prima e dopo la terapia. Al termine del percorso hanno rivelato una diminuzione del disagio provocato dall’acufene, anche se di lieve entità. La comunità scientifica internazionale ritiene, infatti, che una terapia efficace per l’acufene dovrebbe portare a una diminuzione di almeno 20 punti del questionario THI, risultati raggiunti, ad esempio, dalla terapia TRT.
La terapia di Neuromod ha il vantaggio di essere una tecnica non invasiva, ma presenta alcuni limiti: è a oggi disponibile solo in Irlanda, i costi del dispositivo (elettrodo e cuffie) sono ancora abbastanza elevati, ci sono pochissimi studi in letteratura e non si conoscono i risultati nel lungo periodo di osservazione.
Approfondimenti >> Bi-modal stimulation in the treatment of tinnitus: a study protocol for an exploratory trial to optimise stimulation parameters and patient subtyping
