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Iperacusia e fonofobia: quando un fruscio diventa fastidio

Cosa sono iperacusia e fonofobia

I suoni forti e continui ad alto volume inducono irritazione a chiunque. Ma quando non si tollera nemmeno un leggero fruscio, come sfogliare un giornale o accartociare dei fogli si parla di iperacusia o fonofobia.

L’iperacusia è il fastidio per i suoni anche di lieve intensità ed è dovuta a una alterazione del sistema di elaborazione dei suoni a livello cerebrale centrale. L’orecchio è spesso completamente sano. Sebbene molti pazienti pensino a un danno permanente, questi disturbi sono curabili.

La fonofobia è la paura di alcuni suoni. Le persone affette hanno paura di esporsi ad alcuni suoni, spesso perché credono possano danneggiare l’udito. Questi suoni sono quelli della vita quotidiana o addirittura rumori appena avvertibili che non inducono alcun tipo di danno. Nella fonofobia alcuni suoni producono fastidio sulla base di ciò che questi suoni evocano. Tutti siamo fonofobici per qualche suono. Pensiamo al suono di una sirena o al pianto del bambino del vicino che ci impediscono di prendere sonno anche se appena percettibili. La fonofobia, se si tramuta in fastidio per tutti i suoni, può portare all’iperacusia.

I principi dell’iperacusia

Le vie nervose tra l’orecchio e la corteccia cerebrale svolgono un importante ruolo nel regolare la sensibilità ai suoni. Le 30.000 fibre nervose che compongono il nervo acustico trasportano il suono dall’orecchio alle aree uditive del cervello dove avviene la presa di coscienza del suono. Nel tragitto tra l’orecchio e il cervello i suoni vengono elaborati da una fitta rete di fibre nervose, i neuroni. Prima di tutto avviene l’estrazione dei messaggi importanti dal sottofondo sonoro. Spesso questi segnali sono deboli come intensità ma di grande contenuto informativo. Uun esempio è la capacità di udire, da parte di un animale in ambiente ostile, i deboli rumori prodotti da un predatore in caccia, oppure la possibilità di udire il proprio nome in un ambiente rumoroso.

Nella parte subconscia del cervello un segnale importante è riconosciuto sulla base delle precedenti esperienze di ascolto. Questo segnale può essere amplificato e il suo passaggio può essere facilitato dalla rete di neuroni prima di arrivare al cervello vero e proprio. Un suono viene riconosciuto sulla base di quanto coincide con ciò immagazzinato in precedenti esperienze Questa operazione viene svolta dal sistema limbico. Lo scopo originale di questa abilità di amplificare piccoli segnali e di sopprimere altri sta nel facilitare la percezione di potenziali pericoli nell’ambiente.

La paura irrazionale dei suoni

In condizioni normali noi crediamo di sentire più forti i suoni “fisicamente” più intensi ma non è così. Infatti alcuni suoni sono percepiti come forti e fastidiosi a causa del loro significato o delle associazioni che possono evocare.

In molti casi l’associazione ha molte qualità che inducono timore: questo suono può dannegiare l’udito? Può disturbare il riposo? Interferisce con la qualità di vita e di concentrazione? Molto spesso l’iper sensibilità al suono inizia con una paura irrazionale che comunque diventa una forte convinzione. Questa è la comune forma di disagio in quelle persone che ritengono la propria vita rovinata, per esempio, da rumori prodotti da fabbriche vicine o da vibrazioni trasmesse attraverso il terreno. I meccanismi uditivi sono infatti molto potenti e possono essere allenati, inconsciamente, a riconoscere questi piccoli suoni disturbanti traducendoli in una sensazione sonora altamente fastidiosa o addirittura di panico.

La risposta emozionale

Alterazioni dello stato emozionale e stati ansiosi possono renderci più sensibili a identificare potenziali pericoli nell’ambiente. Queste alterazioni emozionali possono incrementare la sensazione soggettiva di intensità sonora e irritazione nei confronti di suoni a cui siamo già ipersensibili. In alcune persone questo stato di ipersensibilità diventa globale coinvolgendo gli stimoli da tutti gli organi. In questa situazione oltre all’udito, la vista, l’ofatto, il tatto anche il dolore può aumentare di intensità. Il processo di sviluppare un’aumentata sensibilità ai suoni coinvolge sempre il sistema limbico. Nel caso di fonofobia non è difficile comprendere l’inevitabile associazione tra suono e dolore.

L’attenzione di una persona con iperacusia viene a concentrarsi sui suoni sino a interferire con la concentrazione o altre attività da svolgere. Il ripetersi di suoni che significano fastidio, paura e dolore portano all’instaurarsi di un riflesso subconscio con l’invariabile stimolazione dl sistema limbico e del sistema nervoso autonomo. Il sistema nervoso produce la medesima reazione quando, se desideriamo attraversare la strada, automaticamente ci fermiamo se udiamo il clacson di una automobile che magari è distante da noi. Questi riflessi che vengono definiti “protettivi” hanno il compito di trasportare un messaggio sgradevole per assicurare una risposta certa della persona. Questi riflessi stimolano anche il sistema nervoso autonomo per prepararci all’azione aumentando la frequenza cardiaca, la tensione muscolare e agendo su altre risposte del nostro corpo con un rilascio di adrenalina.

Il silenzio nemico dell’iperacusia

Molte persone intendono il silenzio come il miglior antidoto allo stress della vita quotidiana. Ma il silenzio non è una condizione fisiologica naturale per l’uomo. Il primo impulso di una persona iperacusica è di ricorrere a tappi auricolari per ridurre il disturbo dei suoni. Ciò provoca invece un peggioramento dell’iperacusia perché la riduzione della stimolazione acustica provocata dai tappi aumenta la sensibilità delle vie nervose che trasmettono i suoni dall’orecchio al cervello, e ciò si può instaurare anche in modo permanente. Una situazione simile è quella che tutti possiamo provare quando, svegliandoci di notte, i nostri occhi abituati all’oscurità  rimangono accecati dalla debole luce della lampada del comodino.

La vaccinazione al rumore

Per prevenire una malattia spesso si ricorre alla vaccinazione. Il vaccino contiene una piccola quantità di malattia che innesca nell’organismo umano una reazione preventiva in grado immunizzarci dalla malattia stessa. Per curare l’iperacusia si ricorre a un processo simile alla vaccinazione vale a dire l’applicazione di piccole quantità di rumore.

Infatti è scientificamente provato che l’applicazione costante di rumore in molti casi è in grado di ridurre o neutralizzare l’iperacusia. Ciò si dimostra particolarmente efficace nei pazienti senza sordità associata. Per stimolare costantemente l’orecchio con rumore si utilizzano piccoli generatori di rumore da posizionare nell’orecchio o dietro all’orecchio. I generatori di rumore devono però essere applicati seguendo un protocollo molto rigoroso e graduale e sotto la supervisione di un tecnico esperto in iperacusia e acufene. L’effetto dei generatori, che in alcuni casi è veramente notevole, si basa sulla riduzione dell’amplificazione delle vie nervose uditive indotta da minime quantità di energia sonora erogata dai generatori.

Dopo alcuni mesi di uso dei generatori, la riduzione dell’amplificazione delle vie nervose uditive diventa pemanente e si associa alla attenuazione dell’iperacusia, documentabile con prove audiometriche. In caso invece di sordità associata a iperacusia, l’applicazione delle protesi acustiche deve essere fatto evitando di sovraccaricare l’orecchio con un eccesso di energia sonora. Ciò può essere raggiunto tramite il perfetto adattamento di protesi a orecchio aperto combi. In questi casi il processo di adattamento richiede qualche mese.

Trattare le fobie

Se l’iperacusia si accompagna alla fonofobia, nessun miglioramento permanente è possibile con i generatori di rumore senza la rimozione dello stato di fobia. Questo è vero per ogni forma di fobia come claustrofobia, aracnofobia, paura del vuoto, ecc. Se esiste la paura irrazionale che una normale condizione sonora possa essere lesiva, è indispensabile “allenare” il sistema uditivo sia a livello conscio che inconscio a rispondere un un modo più “normale” e a dimenticare la paura. Ciò implica l’esame e la discussione delle ragioni responsabili dello sviluppo dell’ipersensibilità ai rumori e della paura inconscia che un suono possa avere effetti lesivi. Purtroppo a volte queste paure possono essere generate da informazioni errate fornite al paziente anche da specialisti dell’orecchio non sufficentemente informati sull’argomento.

Il processo di desensibilizzazione è lento e può richiedere da sei mesi a un anno ma viene raggiunto con successo nella maggioranza dei casi.

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