L'acufene è un rumore di vario tipo che si percepisce in uno o in entrambi gli orecchi, o genericamente all'interno della testa. L’acufene viene definito come un sintomo, simile alla…
Come si guarisce dall’acufene?
L’acufene fu definito da Jastreboff nel 1990 come una percezione uditiva fantasma, cioè come una percezione uditiva conscia in assenza di una fonte sonora esterna corrispondente. Successivamente De Ridder nel 2021 introdusse la definizione di tinnitus disorder, termine usato per descrivere quei casi in cui l’acufene è associato con distress emotivo, disfunzioni cognitive e/o attivazione del sistema nervoso autonomo.
Innanzitutto, è bene precisare che l’acufene è un sintomo molto eterogeneo, con origini diverse da paziente a paziente. Pertanto, non esiste una terapia unica che sia valida ed efficace per tutti i tipi di acufene ed è, dunque, necessario impostare una terapia specifica e personalizzata per ogni singolo paziente.
I trattamenti a disposizione devono mirare, da un lato, ad agire sulle cause che hanno generato l’acufene e, dall’altro ad alleviare i fastidi e i disturbi che possono provocare.
Trovare la causa
Il primo passo per una terapia realmente efficace è, quindi, un corretto e completo inquadramento diagnostico del paziente che permetta di identificare, ove possibile, la reale causa dell’acufene. Una volta completata la fase diagnostica, ci si deve avvalere di un approccio terapeutico multidisciplinare che permetta di gestire tutti gli aspetti che possono contribuire a rendere questo sintomo così invalidante.
Nei casi acuti, cioè per i primi dodici mesi dalla comparsa del sintomo, oltre alla diagnosi corretta, la priorità è evitare che l’acufene diventi cronico perché più la percezione dell’acufene è prolungata, più sarà difficile trattarlo.
Nei casi in cui il sintomo si sia cronicizzato i pazienti sono, spesso, fortemente delusi e demotivati dalle precedenti esperienze terapeutiche e possono manifestare concomitanti disturbi del sonno, problemi di concentrazione, mancanza di interesse, difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane e, talvolta, ansia e depressione.
La guarigione, quindi, richiederà maggiore pazienza e il team di cura, oltre alla profonda comprensione del malessere del paziente, dovrà evitare che la scelte terapeutiche sfocino in ulteriore stress e che facciano sentire il paziente condannato alla sopportazione e senza nessuna possibilità terapeutica oltre alla rassegnazione: un counseling incentrato sul benessere del paziente e un forte rapporto di fiducia con i terapeuti aumentano considerevolmente le possibilità che la terapia abbia successo.
Le terapie per l’acufene
Le terapie primarie o causali sono molteplici ed estremamente eterogenee e comprendono:
- indicazioni dietetico-alimentari;
- terapie farmacologiche (cortisonici, antibiotici, vasoattivi, diuretici, calcioantagonisti, antistamici…);
- terapie interventistiche o chirurgiche (rimozione di cerume o corpo estraneo, canaloplastica, platinotomia, timpanoplastica, decompressione del sacco endolinfatico, neuronectomia …);
- terapia fisioterapiche-gnatologiche (fisiochinesiterapia, terapie fisiche, bite di scarico, …);
- terapie acustiche protesiche o implantologiche.
L’acufene è associato con l’ipoacusia in oltre il 90 % dei casi e circa l’80% dei pazienti affetti da perdita dell’udito mono o bilaterale sono affetti anche da acufene che, in una percentuale considerevole di casi, può essere estremamente invalidante. L’utilizzo di una protesizzazione acustica, in questi casi, si è dimostrato estremamente utile in quanto, oltre a provvedere a una valida compensazione della sordità e prevenire la deprivazione sensoriale, è in grado di ridurre significativamente la percezione e il disturbo provocati dall’acufene attraverso un processo di parziale o totale mascheramento.
Uno studio del 2022 ha dimostrato, inoltre, che ripristinando gli input uditivi periferici è possibile ridurre gli effetti sul sistema nervoso centrale dell’iperattività neuronale e stimolare, quindi, una plasticità corticale secondaria che può ridurre la consapevolezza e la percezione dell’acufene, contribuendo a ridurne significativamente il fastidio e l’impatto sulla qualità della vita già dopo sei mesi.
Nei pazienti affetti da ipoacusia neurosensoriale profonda bilaterale l’impianto cocleare può migliorare o eliminare il’acufene in più dell’86% dei casi, sebbene il 9% riporti un peggioramento dopo la chirurgia e il 4% ne riferisca la comparsa dopo la chirurgia.
Nei pazienti affetti da ipoacusia profonda o anacusia monolaterale l’impianto cocleare con coesistenti acufeni l’impianto cocleare si è dimostrato estremamente efficace.
Terapie primarie e terapie secondarie
Nonostante la corretta diagnosi e le adeguate terapie primarie, non sempre si ottengono risultati completamente soddisfacenti in quanto, talvolta, anche la rimozione della causa può non comportare una risoluzione del quadro sintomatologico proprio per i meccanismi di rinforzo limbico e di iperattivazione centrale che sono alla base del fastidio provocato dall’acufene. In questi casi e in tutti i casi in cui non è possibile identificare una causa patogenica certa o curabile, si deve ricorrere a terapie secondarie che hanno la finalità di attenuare la percezione cosciente del sintomo, favorendo una migliore tollerabilità e accettazione.
Le terapie secondarie comprendono trattamenti finalizzati alla riduzione dello stato di stress e di iperattivazione del sistema nervoso autonomo come la meditazione, la mindfull, il training autogeno, lo yoga, il Tai Chi, il biofeedback, la cromoterapia, l’agopuntura e l’ipnosi. Nonostante diversi studi abbiano dimostrano un miglioramento della qualità della vita e una diminuzione del grado di stress, non si hanno ancora dimostrazioni scientifiche solide sull’efficacia di questi metodi di cura come soluzioni esclusive e non integrate in protocolli più ampi ed articolati.
Terapia con laser
La terapia con laser a bassa energia (o soft) è comunemente usata nella gestione di alcuni tipi di dolore cronico, pertanto, sulla base delle affinità tra questo e l’acufene, diverse aziende hanno sviluppato dei laser specifici per il tinnito che, però, si sono rivelati ad oggi totalmente inefficaci.
Stimolazione magnetica transcranica
La stimolazione magnetica transcranica (TMS) è stata utilizzata con successo nelle ultime decadi in diverse condizioni psichiatriche (depressione grave refrattaria ad altri trattamenti, allucinazioni uditive nella schizofrenia) e neurologiche (dolore cronico, sequele degli ictus cerebrali, movimenti anomali) e degli studi hanno dimostrato la possibile efficacia di tale tecnica (TMS a bassa frequenza-1 Hz- incentrata sulla corteccia temporale sinistra).
I risultati positivi riscontrati, però, sembrano essere temporanei e i rischi correlati al trattamento non sono trascurabili, soprattutto per quanto riguarda il possibile peggioramento dell’iperacusia o gli effetti negativi dovuti al livello di rumorosità di tale metodica nei soggetti affetti da problemi uditivi. La stimolazione elettrica cerebrale (area LC nel nucleo caudale) effettuata nei pazienti affetti da disturbi del movimento con la coesistente presenza di acufene, ha fornito dei risultati positivi nella riduzione del volume e del fastidio che questo provoca. Allo stato attuale, però, non sono disponibili studi che ne supportino l’utilizzo nei pazienti esclusivamente acufenopatici soprattutto per quanto riguarda il profilo di sicurezza.
Farmaci
Nel corso degli anni sono stati sperimentati diversi farmaci: vasoattivi, diuretici, anticoagulanti, sostanze attive sul sistema nervoso centrale (benzodiazepine, antidepressivi inibitori del re-uptake della serotinina), betaistina, antispastici, anticonvulsivanti, ma finora nessun farmaco si è dimostrato realmente efficace nella terapia dell’acufene ad eccezione dell’iniezione endovenosa di lidocaina, procaina e bupivicaina. Questi farmaci presentano un effetto temporaneo sull’acufene, già descritto da Barany nel 1935, ma non possono essere utilizzati clinicamente per gli elevati rischi che comporterebbe una terapia cronica. Diversi trails suggeriscono che l’utilizzo della Melatonina sia utile nei pazienti che presentano insonnia e tinnito, mentre la supplementazione di vitamine del gruppo B, di zinco e magnesio è, attualmente, valutata per gli effetti otoprotettivi.
>> Guarda il video: “I farmaci per la cura dell’acufene”
Terapia Cognitiva Comportamentale
La Cognitive Behavioral Therapy (CBT), si è dimostrata efficace nel trattamento dell’acufene nei pazienti acufenopatici che hanno intrapreso un percorso psicoterapico, soprattutto nella riduzione dello stress e nel miglioramento della qualità della vita.
Terapie sonore
Le terapie sonore sono una pratica che risale addirittura ai tempi dell’antica Grecia, e da allora, in molte culture, il suono è stato utilizzato come strumento terapeutico. Modernamente, gli sviluppi scientifici e tecnologici hanno evoluto e modificato il tipo di suono utilizzato, le tecniche di somministrazione e le modalità di impiego. Nel 1990, gli audiologi Jack Vernon e Michael Feldmann, hanno sviluppato una forma di terapia dell’acufene nota come “masking” o mascheramento, che prevedeva la somministrazione di un suono a bassa intensità utilizzato per ridurne la percezione cosciente del tinnito ma aveva il limite di un’efficacia solo temporanea e legata alla presenza dello stimolo “mascherante”. Successivamente, la terapia del suono è stata ulteriormente sviluppata e associata ad altri trattamenti, arrivando a quella che oggi viene chiamata Tinnitus Retraining Therapy (TRT).
Tinnitus Retraining Therapy
La Tinnitus Retraining Therapy (TRT) è la terapia per la cura dell’acufene che ha dimostrato la maggior efficacia nella Letteratura scientifica internazionale negli ultimi 30 anni. Sebbene esistano delle posizioni contrastanti, è stato dimostrato che i casi di successo si attestano intorno all’80% dei casi trattati. La terapia è stata teorizzata negli anni ’90 dal neurofisiologo Pawel Jastreboff, partendo dal presupposto che, nella genesi dell’acufene, il cervello e il sistema nervoso centrale sono dominanti rispetto al sistema uditivo periferico. La TRT è un modello riabilitativo che ha come primo obiettivo quello di abituare il paziente ai sintomi dell’acufene e di insegnargli a considerare gli acufeni come “stimoli neutri”.
Uno dei punti cardine del trattamento è, infatti, quella che viene chiamata “habituation”. Presentando un suono neutro che ha delle caratteristiche specifiche, personalizzate sulla base del quadro audiologico e delle necessità di ogni paziente, si agisce sul rimodellamento plastico della trasmissione nervosa con una “abituazione” al suono che viene ricondotto a un suono normale e non a un segnale di pericolo e quindi privo di importanza e in, quanto tale, ignorabile.
Un esempio di ciò è costituito dalla capacità di adattarsi a stimoli sonori intensi e fastidiosi, come quello provocato dal traffico o da un treno che passa vicino a casa: inizialmente quel rumore verrà percepito come estremamente irritante e molesto, ma con il passare del tempo si finirà con il non sentirlo più.
La TRT permette di promuovere la plasticità corticale cerebrale ricondizionando le aree coinvolte nella percezione dell’acufene per cui l’acufene non rappresenterà più un segnale di allarme che attiva una pronta risposta, ma diventerà un suono neutro che passerà in secondo piano rispetto agli altri stimoli sonori.
Il trattamento consiste nella stimolazione sonora tramite piccoli e discreti generatori indossabili che erogano rumore bianco opportunamente modulato e viene affiancato con delle sedute psicoterapeutiche finalizzate a facilitare il paziente nel processo di habituation e nel controllo dello stress. Per concludere, è utile ribadire che la finalità della TRT non è la scomparsa dell’acufene ma il ricondizionamento corticale che lo rende non più fastidioso e sopportabile e pertanto ininfluente sulla vita quotidiana.
>> Leggi anche “Cura per l’acufene: ecco perchè la TRT funziona”